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PASSIFLORA e …. sonno

Pianta rampicante nativa di Messico, America Centrale e Stati Uniti meridionali, Passiflora incarnata L. È stata scoperta nel 1569 in Perù dal medico e botanico spagnolo Nicholàs Monardes. Era già conosciuta dai nativi americani col nome di “ocoee”, ed era usata per curare tagli e contusioni e come ricostituente, ne apprezzavano anche i frutti commestibili. Il fiume Ocoee e la sua vallata negli Appalachi meridionali, hanno preso il nome di questa pianta. Il nome latino significa fiore della passione, con riferimento alla passione di Gesù: secondo la tradizione il calice del fiore rappresenta la corona di spine, gli stili (tre) i chiodi usati per la crocefissione.

Le parti utilizzate sono le parti aeree: rami fogliuti e fioriti. Raccolta a maggio-giugno, quando si sviluppano i primi frutti, viene essiccata ad una temperatura di 40-45° C e polverizzata o utilizzata tal quale in infusi e tisane. La passiflora deve contenere non meno dell’1,5% di flavonoidi totali, espressi come vitexina e calcolati sulla parte secca.

Costituenti chimici: contiene principalmente flavonoidi quali vitexina, isovitexina, iperoside; inoltre contiene anche glicosidi cianogenici (ginocardina), cumarine, maltolo, acidi fenolici e piccole tracce di alcaloidi indolici quali armano, armolo, armina.

Proprietà farmacologiche: la medicina tradizionale attribuisce alla passiflora proprietà sedative e spasmolitiche, inoltre la ritiene utile nell’insonnia e nell’ansia. I flavonoidi assieme agli alcaloidi indolici sembrano i principali responsabili dell’effetto.

In uno studio pilota randomizzato e a doppio cieco, in cui è stato somministrato un estratto di passiflora per quattro settimane a trentasei pazienti con disordini di ansia generalizzata, ne è stata dimostrata l’efficacia. Inoltre, lo stesso studio ha evidenziato che, a differenza dell’oxazepam, la passiflora non influenzava negativamente l’esecuzione del lavoro. Infine esistono evidenze cliniche che indicano come la passiflora possa incrementare l’azione della clonidina nel trattamento della sindrome da astinenza da oppiacei.

Gli autori di uno studio recente hanno dimostrato che estratti di Passiflora incarnata inducono un significativo incremento della quantità di sonno in animali da laboratorio. Questo incremento è dovuto ad un aumento di tempo trascorso dagli animali in uno stato di sonno ad onde lente (terzo e quarto stadio del sonno); in concomitanza è stata osservata una significativa riduzione del tempo di veglia ed una tendenza decrescente della durata della fase REM.

Gli animali sono stati monitorati mediante EEG, EOG ed EMG. Le registrazioni sono state effettuate durante nove ore prima e dopo la somministrazione dell’estratto (500 mg/kg), portando alla conclusione che estratti di Passiflora incarnata possono essere considerati degli appropriati induttori di sonno.

Si ritiene che la passiflora sia una droga relativamente sicura. Sono da ricordare alcuni casi di nausea, vomito, sonnolenza e tachicardia ventricolare in soggetti che utilizzano abitualmente la passiflora. Dosi eccessive portano a sedazione. Come altre piante ansiolitiche ed ipnotiche, la passiflora può potenziare gli effetti di altri sedativi centrali. Sembra che la essa interagisca anche con gli inibitori delle MAO (monoamino ossidasi), degli antidepressivi, potenziandone gli effetti.

F Capasso. Farmacognosia. Botanica, chimica e farmacologia delle piante medicinali. Springer.

F Capasso, Izzo. Fitoterapia, impiego razionale delle droghe vegetali. Springer.

Akhondzadeh e coll. (2001) J Clin Pharm Ther 26:363-367

Guerrero, Medina. Effect of a medicinal plant (Passiflora incarnata L) on sleep. Sleep Sci. 2017 Jul-Sep;10(3):96-100