Dieta, nutraceutici e il film lacrimale
Il mondo in cui viviamo è pieno di contraddizioni, mentre da un lato ci sono 868 milioni di persone che soffrono la fame, dall’altro vi è il grande problema dell’obesità che aumenta con tutte le patologie correlate, quali le cardiopatie coronariche, ictus, ipertensione, aterosclerosi, alcune forme di cancro, diabete di tipo 2, osteoporosi, carie dentali, ecc. Negli ultimi 10.000 anni si sono verificati dei drastici cambiamenti nella dieta dell’uomo, ed in particolare negli ultimi 100 anni, momento in cui si è avuto l’avvento del cibo industriale. Progressivamente si è andati incontro a delle carenze vitaminiche, con un progressivo aumento dei grassi ingeriti, in particolare grassi omega-6 e trans, a discapito degli omega-3, acidi grassi a catena lunga, componenti essenziali delle strutture cellulari e che hanno delle funzioni in alcuni processi metabolici, nell’infiammazione e neurotrasmissione, che non possono essere fabbricati dalle cellule ma che devono essere assunti attraverso l’alimentazione. Una delle maggiori fonti è rappresentata dall’olio di pesce, che apporta l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), e dall’olio di semi di lino, che apporta l’acido alfa-linolenico (ALA), che ingerito può essere convertito in EPA.
Gli acidi grassi Omega-6 includono l’acido linoleico (LA) e gamma-linoleico (GLA), acidi che possono essere metabolizzati in prostaglandina E1 (PGE1), un mediatore anti-infiammatorio, o in acido arachidonico (AA), un precursore per i mediatori pro-infiammatori prostaglandina E2 (PGE2) e leucotriene B4 (LTB4). Si pensa che nel corpo l’attività infiammatoria sia basata sull’equilibrio degli EPA / AA, e la sintesi della catena lunga degli omega-3 si rallenta quando si ha un eccesso di omega-6. La fonte principale degli omega-6 è rappresentata dai cibi di origine animale, quali carne, pollame e uova.
Ci sono poi gli acidi grassi omega-9 a catena intermedia, l’acido oleico, la cui fonte è rappresentata dall’olio di oliva. Molta attenzione è stata dedicata al legame tra malattie retiniche e nutrizione, mentre non ci sono molti studi sull’associazione tra film lacrimale e dieta.
Il film lacrimale
Il film lacrimale è stato descritto come una struttura trilaminare, concentrazione-gradiente-dipendente. E’ una pellicola trasparente che ricopre il nostro occhio, la cornea, la sclera visibile e la congiuntiva, fino all’inserzione delle ciglia nella rima palpebrale. Qui il film lacrimale termina, ma continua con lo strato di cheratina, che ricopre il tessuto epiteliale. Questo sottile strato di liquido riesce a reggersi su una parete verticale senza un apprezzabile influenza gravitazionale. Gioca un ruolo fondamentale nella difesa dalle infezioni, nella protezione fisico chimica, nella nutrizione, nella regolazione (proliferazione, movimento, maturazione e dismissione) delle cellule degli strati superficiali (epiteli) della cornea e della congiuntiva. Le lacrime oltre a queste fondamentali attività nutrienti e regolatrici (paragonabili al “sangue”) hanno importanti compiti di lubrificazione, di difesa contro le aggressioni da microrganismi (virus, batteri, funghi, protozoi) e contro le aggressioni fisico chimiche da parte dell’ambiente che ci circonda (polveri sottili, vapori acidi o basici). Una buona funzione lacrimale richiede l’integrità dell’anatomia e della struttura epiteliale, e della superficie oculare, ma anche una innervazione sensoriale efficiente ed una buona attività motoria degli apparati che compongono la superficie stessa.Un ambiente idoneo per pH, concentrazione elettrolitica, umidità relativa e presenza degli elementi nutritizi fondamentali è indispensabile perché la superficie oculare possa svolgere le sue essenziali funzioni: ottiche, di sostegno e protettive nei confronti del bulbo oculare e della funzione visiva.
Cosa non facile è determinare la composizione del film lacrimale, che varia in funzione della presenza di patologie. Le ghiandole lacrimali sono la principale fonte di proteine lacrimali, mentre le ghiandole di Meibomio la principale fonte di lipidi; un contributo da non sottostimare è quello dato dalle cellule della cornea, dalle cellule epiteliali congiuntivali e dalle cellule caliciformi congiuntivali. Si è infatti visto che il lipidoma lacrimale ha una composizione ben più complessa di quella che ci si aspetta dalle sole ghiandole di Moibomio, e che queste sono in grado di produrre più di 80 proteine lacrimali. Tra le patologie più comuni del film lacrimale troviamo l’occhio secco e le disfunzioni della ghiandola di Meibomio. Il film lacrimale ha una concentrazione proteica sorprendentemente elevata, vanno da 6 a 10 mg / ml, e anche se la composizione è paragonabile ad altri fluidi corporei, come il plasma e la saliva, in termini di spettro di proteine presenti al suo interno, non è direttamente comparabile, e molte proteine sono presenti in concentrazioni molto diverse. Sono presenti fattori di crescita, citochine, metalloproteinasi della matrice, mucine e molte altre. Le funzioni di questi sono varie e comprendono la risposta immunitaria e la risposta allo stress ossidativo. L’analisi delle lacrime di pazienti colpiti da blefarite ha mostrato che diverse proteine lacrimali sono down-regolate, compresi i precursori di albumina, lacritina e il lisozima, mentre l’analisi delle lacrime di pazienti affetti da glaucoma cronico ha mostrato una down-regolazione di diversi set di proteine, comprese la mammaglobina B e le proteine S100.
La maggior parte dei lipidi trovati nel film lacrimale sono prodotti dalle ghiandole meibomiane olocrine, situate nella piastra tarsale della palpebra; tuttavia, il contenuto lipidico del liquido lacrimale è molto complesso. Sono presenti esteri di cera ed esteri di colesterolo, moderate quantità di acidi grassi (O-acil)-ω-idrossi (OAHFA) e colesterolo-OAHFA, basse quantità o tracce di colesterolo libero e altri lipidi come ceramidi. Il ruolo di questi è mantenere l’integrità del film lacrimale. Il lipidoma del film lacrimale presenta più di 150 specie lipidiche: fosfatidilcoline e fosfatidiletanolammina con trigliceridi, sfingomielina e ceramidi presenti in piccole quantità.
Inoltre sono stati identificati quasi 100 piccole molecole di metaboliti inclusi dei metaboliti intermedi, ormoni e altre molecole di segnalazione, antiossidanti solubili (cisteina, acido ascorbico, glutatione, acido urico, tirosina, vitamina D) ed elettroliti (sodio, potassio, cloro, bicarbonato, calcio). L’acido urico e l’acido ascorbico rappresentano circa il 50% degli antiossidanti lacrimogeni. E’ inoltre presente la lattoferrina, una proteina multifunzionale con attività antimicrobica e antiossidante ferro-vincolante. Gli antiossidanti lacrimogeni aiutano a distruggere le specie reattive all’ossigeno che possono derivare da fattori esogeni come l’esposizione ai raggi UV o inquinamento. Il danno ossidativo può anche svolgere un ruolo nella patogenesi dell’occhio secco.
Inoltre nel film lacrimale è presente del glucosio, che in combinazione con altri componenti organici e inorganici, è coinvolto nel mantenimento dell’osmolarità lacrimale. Le carnitine lacrimogene (L-carnitina e suoi derivati) hanno attività nel mantenimento dell’osmolarità, nelle attività antiossidante e anti-apoptotiche. I livelli di carnitina sono sostanzialmente più bassi negli occhi asciutti. Vi sono poi degli oligoelementi come cromo, arsenico, rame, zinco, selenio, rubidio, bario, piombo e cobalto.
Dieta e interventi nutrizionali
Nel mantenere una buona funzione oculare un ruolo cruciale è dato all’alimentazione; carenze di vitamina A, di proteine e di carnitina sono implicate nel causare malattia. Si è visto che bambini denutriti presentavano bassi livelli di lisozima e di IgA nel fluido lacrimale, anche se ancora non è del tutto chiaro quali siano le reali conseguenze cliniche di tale condizione. Una dieta povera omega-3 o in condizioni che porta ad uno sbilanciamento del rapporto omega-6 /omega-3 è un fattore di rischio per la malattia dell’occhio secco. Questo è stato rilevato da uno studio condotto su 32.470 donne negli Stati Uniti, dove un cambiamento dello stile alimentare, con un incremento del consumo di omega-3, ha dimostrato una diminuzione dell’incidenza di sviluppo di patologia. Anche nello sviluppo della sindrome di Sjögren esiste una correlazione con lo stato nutrizionale. La sindrome di Sjögren è una malattia autoimmune; cellule immunitarie attaccano le ghiandole lacrimali e salivari, causando sintomi di secchezza agli occhi e nella bocca. Ne sono affette principalmente donne in post-menopausa e si è visto che queste presentano bassi livelli di calcio, di vitamina C, di grassi polinsaturi, di omega-3 e di altri grassi insaturi. Sono stati effettuati diversi studi per cercare di capirne le cause, e si è visto che esiste una correlazione tra la gravità della sindrome e i livelli di acidi grassi essenziali, sia nel plasma che nelle membrane cellulari delle persone affette, che altri presentano alti livelli di vitamina E, altri un aumento degli acidi grassi omega (EPA, DHA) e antiossidanti (piridossina, vitamina D non integrata). Di tutti gli studi effettuati, quelli condotti su modelli animali hanno dato delle risposte più attendibili, in quanto su di essi è possibile manipolare in maniera estrema la dieta, potendo così valutare gli effetti sulla composizione lacrimale. Ed è stato dimostrato che il deficit di vitamina A e di proteine ha in impatto negativo su importanti strutture oculari, come le lacrime o le ghiandole di Meibomio e le mucose oculari (congiuntiva e cellule caliciformi, cornea), mentre una dieta ricca di acidi grassi omega-3 può essere protettiva per alcune forme di occhio secco.
Digiuno, restrizione calorica e idratazione
La restrizione calorica, però ricca di sostanze nutritive, può allungare la vita di numerosi organismi non umani, e ridurre l’incidenza di complicanze legate all’età nei mammiferi. I cambiamenti metabolici responsabili di questi risultati non sono ancora del tutto chiari ed una possibilità include una migliore sensibilità all’insulina. Uno studio condotto su dei ratti, sottoposti ad una restrizione calorica per 6 mesi, ha mostrato da un lato un aumento del volume lacrimale e della densità dell’acino ghiandolare, dall’altro una diminuzione della colorazione della superficie oculare e della densità delle cellule infiammatorie. Realizzare uno studio basato sulla restrizione calorica non è però cosa facile, ed un solo studio realizzato ha riportato un miglioramento del volume lacrimale.
Un componente importante per il film lacrimale è l’idratazione, e si è visto che soggetti con l’occhio secco presentano una osmolarità plasmatica più alta rispetto a persone che non presentano tale problema. Degli studi sono stati fatti nel periodo del ramadan, in modo da valutare i possibili effetti del digiuno temporaneo, e i risultati sono stati contraddittori, nel senso che alcuni sostenevano che non ci fosse stato alcun effetto, mentre altri affermavano che ci fosse stato un incremento delle secrezioni lacrimali e una riduzione della concentrazione di lisozima e lattoferrina.
Disturbi legati all’obesità: dislipidemia e iperglicemia
E’ stato inoltre ipotizzato che i disturbi del metabolismo lipidico o le dislipidemie secondarie a condizioni sistemiche e ambientali, come da dieta sbilanciata o da farmaci, possono avere un ruolo rilevante nel causare la malattia dell’occhio secco e/o delle disfunzioni della ghiandola di Meibomio. I lipidi sierici sono tipicamente intesi come colesterolo totale, lipoproteine ad alta densità (HDL), lipoproteine a bassa densità (LDL) e trigliceridi. La dieta è considerata il fattore principale in grado di determinare le variazioni dei lipidi sierici negli uomini, con acidi grassi saturi che hanno il più grande effetto sull’equilibrio di questi. Livelli elevati di LDL e bassi livelli di HDL sono associati a uno stato di salute a rischio di sviluppo di patologie. Ad oggi sono scarse le conoscenze sulle possibili associazioni esistenti tra il film lacrimale ed i livelli di lipidi nel plasma, comunque si pensa alla possibilità dell’esistenza di un fattore di rischio dato dall’iperlipoproteinemia, in quanto è stata osservata una correlazione tra questo e la malattia dell’occhio secco. Uno studio caso-controllo retrospettivo nei pazienti con disfunzione della ghiandola di Meibomio ha mostrato una correlazione tra dislipidemia e fattore di rischio positivo nello sviluppo della patologia, e sorprendentemente, si è visto che elevati livelli di HDL portavano ad un rischio maggiore. Invece livelli lipidici ridotti, compresi bassi livelli di HDL, sono stati riportati in pazienti con malattie autoimmuni attive, come l’artrite reumatoide e la sindrome di Sjögren.
Un ruolo sembra averlo anche la glicemia, e anche se sono necessari ulteriori studi a riguardo, sembrerebbe che elevati livelli di glucosio nel sangue favoriscono lo sviluppo di patologie oculari. Vi sono delle correlazioni significative tra lacrima e glicemia.
Supplementazione con micronutrienti/introduzione di nutraceutici nel piano alimentare
I nutraceutici dietetici sono prodotti isolati o purificati da alimenti, venduti sotto forma di integratori, spesso associati al cibo. Per definizione, un nutraceutico mostra benefici fisiologici o fornisce protezione contro delle malattie croniche. Includono multivitaminici e minerali, grassi omega, ginseng e aglio. Sono stati effettuati un gran numero di studi sulla loro efficacia sull’uomo, in particolare sull’integrazione di grassi omega e antiossidanti, soli o in combinazione, in diverse patologie e anche in soggetti con secchezza oculare o sindrome di Sjögren, in casi di disfunzione ghiandolare.
Antiossidanti
In condizioni di grave malnutrizione, l’integrazione di vitamina A per migliorare la salute della superficie oculare, è noto da tempo, avere un buon esito. Oltre alla vitamina A, hanno una buona azione anche altre vitamine, e utile è l’utilizzo di multivitaminici (ad esempio A, B1, B2, B6, E, calcio, ferro, manganese). Inoltre, è risultato molto efficace sulla sindrome di Sjögren, l’utilizzo del tè verde, con il suo polifenolo epigallocatechina 3-gallato (EGCG). In uno studio condotto su un modello animale, la lattoferrina ha dimostrato indurre un aumento del volume lacrimale e una diminuzione dell’espressione infiammatoria nel tessuto oculare (ghiandola lacrimale e congiuntiva), ma senza variazioni di espressione delle mucine (mucin1, mucin4, mucin5AC), mentre una supplementazione di vitamina D ha indotto un aumento delle concentrazioni di antiossidanti nel film lacrimale. Non sono ancora noti quali potrebbero essere i meccanismi che si attivano, e altri studi sono necessari per chiarire diversi punti.
Omega-6
Numerosi sono stati gli studi condotti sull’integrazione con omega-6, soli o in combinazione con antiossidanti, e numerosi sono stati i riscontri positivi. E’ stato dimostrato un miglioramento nella lubrificazione oculare, con la possibilità di ridurre l’uso di lacrime artificiali, anche dopo poche settimane.
Omega-3
Diversi studi sono stati fatti sugli integratori di omega-3, come unica formulazione o combinati con gli antiossidanti, ed i risultati hanno mostrato diversi effetti tra cui un miglioramento del film lacrimale, delle funzionalità ghiandolari, una diminuzione dei livelli delle citochine lacrimali, anche se per ogni studio erano presenti dei punti oscuri, poco chiari, quindi sicuramente la necessità di studi successivi finalizzati a chiarire i punti d’ombra.
In conclusione
Per preservare una buona salute dell’occhio, con una buona lacrimazione ed un adeguato funzionamento ghiandolare, è sicuramente necessario avere una buona alimentazione, dove è assicurata un adeguato apporto calorico, una buona dose proteica e un giusto apporto vitaminico, in particolare di vitamina A. in caso di cattiva nutrizione, ricorrere ad una supplementazione di vitamina A, dà sicuramente un chiaro beneficio. Inoltre molti studi hanno dimostrato che una dieta povera in grassi favorisce molti processi antiossidanti e il mantenimento di un corretto bilanciamento di omega-3, condizione che favorisce una buona idratazione oculare e una buona lacrimazione, con una corretta formulazione. L’utilizzo di nutraceutici fornisce sicuramente un beneficio, anche se rimane il dubbio dei dosaggi e delle giuste formulazioni, sicuramente oggetto di futuri studi di approfondimento. Per svolgere degli studi adeguati è inoltre necessario impostarli con delle regole bene precise, come la durata del trattamento, il numero di partecipanti, i controlli placebo, i parametri da valutare e da considerare, in modo da ottenere dei dati confrontabili tra loro e quindi di valenza scientifica.
Per approfondire la lettura:
Exp Eye Res. 2013 Dec;117:138-46. doi: 10.1016/j.exer.2013.08.016. Epub 2013 Sep 3.
Diet, nutraceuticals and the tear film.
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